giovedì 12 novembre 2020

IL MOMENTO DI DIRE BASTA

Il 2020 si sta rivelando un anno orribile.

Non ho competenze per esprimermi in merito alle scelte politiche, a quelle sanitarie ed ancor meno a quelle economiche ma sotto il punto di vista sociale e nel preciso quello sentimentale posso affermare che è una sciagura.
Coppie scoppiate, coppie ritrovate ma per i single? Na' tragedia!
Depressione sentimentale che nel mio caso sta emergendo prepotentemente, e la colpa è solo ed esclusivamente di quegli uomini che "fanno cose", che "fanno di tutto" per la donna di cui sono innamorati, uomini a cui non importano le distanza, le paure, le difficoltà ma quello che importa è affrontare la vita e la quotidianità con la propria lei.
Conosco un uomo che ha macinato km per poter passare anche solo un'ora con la donna che ama; a lui importa semplicemente vederla.
Conosco un uomo ha deciso di organizzare una sorpresa per la donna che ama, ha calcolato tutto nei minimi dettagli settimane e settimane prima perché fosse perfetta; a lui importa saperla felice.
Conosco un uomo che si è trasferito a Parigi per stare vicino alla donna che ama perché non gli importa se deve fare un altro lavoro, non importa dove si vive ed in quanti mq; a lui importa stare con lei.
Conosco un uomo che non si è fermato davanti alle avversità ed una sera di gennaio si è inginocchiato guardando la donna che ama e le ha chiesto di sposarlo nonostante lei avesse una maschera all'argilla sul viso; a lui importa farla entrare nella sua vita.
Ebbene sì, mie care amiche single, non è fantascienza ma esistono per davvero ma pare che ci capitino solo quelli a cui non frega una beata fava di noi, quelli che hanno sempre una scusa, quelli che le priorità sono altre.
Uomini che non sono pronti per una relazione perché aspettano la neve d'agosto come Gigi D'Alessio, uomini che non si fanno sentire perché il loro lavoro nelle famose miniere di carbone del sud-est asiatico li occupa tantissimo, uomini che non vogliono impegnarsi perché alla loro età hanno ancora tanti castelli di sabbia da fare sul bagno-asciuga ad Ibiza, uomini che «solo tu hai quegli occhi lucenti» e poi CTRL-C + RUBRICA + CTRL-V + INVIO.
Insomma dei latrin-lover della peggior specie a cui è sempre data una due tre possibilità perché magari prima o poi si innamoreranno di noi.
Ed invece NO.
Questi non ci vogliono proprio, facciamocene una ragione dato lo affermano alcuni libri, film, manuali di sopravvivenza e ti ammonisce persino tuo nonno di anni 92.
Basta perdurare a compiere cazzate in virtù della speranza, basta fornire falsi alibi a dei colpevoli seriali, basta supplicare briciole di tempo, basta basta basta (ripetiamolo come un mantra) perché arriverà il giorno il cui anche la nostra dignità si rifiuterà di suicidarsi sentimentalmente.
Ragazze, le giuste possibilità non regaliamole a questi uomini menefreghisti ma teniamole per noi stesse, che un Uomo che saprà amarci più di quanto ci amiamo noi arriverà.
Se non accadrà almeno avremo imparato ad essere noi stesse in modo completo, a sentirci meno sole ma soprattutto capiremo che ne è valsa la pena. 

Al pene ci pensiamo poi.

domenica 10 maggio 2020



Questa foto risale al lontano 1982 ed era il giorno del mio primo compleanno. 

Tu avevi preparato una bella festa mentre io pensavo solo sgambettare nel giardino. Questo infatti è l'unico scatto insieme di quella giornata di settembre dato che non stavo ferma un attimo. 







Certo che se avessi saputo quanto fosse dura andare a zonzo già così presto, sarei stata tra le tue braccia ancora per un po'! Ma è proprio per questo che ho sempre azzardato. 





Tu ci sei ci sei stata fregandotene delle notti in bianco e delle occhiaie 
Tu ci sei stata per ispirarmi e consigliarmi 
Tu ci sei stata per lottare con me ed aiutarmi Tu ci sei stata per asciugare le mie lacrime ma anche per ridere come delle bimbe 
Tu ci sei stata urlando in silenzio il tuo amore immenso.
A te che ci sei e ci sarai, Grazie Mamma! 

lunedì 4 maggio 2020

IL MIO 4 MAGGIO


Settantuno anni fa era pioggia e nebbia. D'un tratto nel cielo cupo sopra Torino, un tragico rombo, un boato assordante, un fulmine che spezzò la vita. 
Nacque la leggenda.
Oggi la giornata è serena. Il cielo d'un bell'azzurro, senza più una nuvola che ha è stata spazzata via dal vento e dopo un'attesa è risuonato un pianto acuto e meraviglioso.
Sei nata tu.
Tu che hai invaso la vita della tua mamma, la mia e le vite di chi ora dovrà rimboccarsi le maniche.
Rimboccarsele proprio come facevano gli Invincibili perché è così che Valentino e compagni si davano la carica per vincere. E vincevano.
Noi invece lo faremo per te, per amarti. Una cosa semplice e naturale ma allo stesso modo difficile perché a te il destino non ha fatto sconti.
Sono sicura che avrai la dolcezza della tua mamma (spero anche i capelli ed il naso) ma mi auguro che dal tuo papà prenderai il sarcasmo e la passione per il calcio, che cercherò di trasmetterti un pochino anche io, che sono una zia acquisita.
Ti parlerò del tuo papà che aveva chiamato a raccolta tanti ragazzini e creato una piccola società di calcio. Ti parlerò della sua passione per il pallone e per quello che ha rappresentato per quei bimbi. Ti parlerò del suo desiderio di farti sgambettare su quel rettangolo verde e vederti felice. Ti parlerò delle nostre simpatiche discussioni ed anche se tifava Inter aveva un grande rispetto per questo giorno particolare che ha tinte Granata.
Oggi 04 maggio 2020, è una data di cui sono un po' "gelosa", ricca di storia e di emozioni e guarda caso, sei nata tu!
Ed oggi mi piace immaginare te, Amico mio, che da lassù stai raccontando agli Invincibili che una parte del tuo cuore è rinata per vincere e per amare.

«La tragedia non è morire, ma dimenticare»

Per sempre, più un giorno FVCG



sabato 25 aprile 2020

25 APRILE 2020: IL POTERE DI UNA PAROLA


RESISTENZA > dal latino: resistentia, da resistere, composto di re indietro e sistere fermare.
Apparentemente è un vocabolo con un significato statico invece, per me, è sempre stata una parola che ha assunto un senso di avvenire, come a predire un futuro migliore, una speranza concreta di esistere.
Una parola che ha un valore etimologico preciso ma che è divenuta un simbolo di azione, movimento e di libertà. Una parola che si è fatta nel tempo, perché coloro che sono stati in grado di renderla quello che rappresenta nell'oggi, mentre agivano resistendo, non si resero ben conto che stavano costruendo; per questo non bisogna permettere che le azioni di quei "banditen" siano vane e non lasciamo che vengano dimenticate o sepolte "sotto l'ombra di un bel fior".
Oggi, dobbiamo costruire ogni giorno il 25 Aprile.
Impariamo a capire il passato per evitare di cadere in quegli errori, diamo alla memoria l'importanza di un divenire, permettiamo alla cultura di fondare le basi per una Resistenza continua che si coniuga al futuro.
Ringraziamo coloro che in passato hanno respinto i soprusi, i torti, gli slogan nazionalisti, le persecuzioni, gli orrori e ogni possibile forma di ignoranza perché oggi noi possiamo esistere come persone, con le nostre idee.
Libere!




giovedì 9 aprile 2020

IL PUNTO... 5G!




Sono settimane che su Facebook e vari social network si grida al complotto per via di questo 5G.



Non sto a dirvi quanto sia vasta la mia ignoranza sull'argomento, ma per farvi capire le mie limitate conoscenze informatiche e tecnologiche, vi svelo che ero convinta che Hotspot fosse una pubblicità di prodotti "hot" appunto. Ho scoperto solo recentemente che invece si tratta della condivisione della connessione internet tra vari dispositivi. In mia difesa voglio dire che non sono una Aranzulla in gonnella ed inoltre alle superiori ero iscritta ad un liceo linguistico per cui la parola inglese "Hotspot" tradotta nella nostra lingua significa "punto caldo", per cui è facile fraintendere e cadere in anche in luoghi comuni.
Ma ritorniamo al 5G: se tanto mi dà tanto vuol dire che le prestazioni della precedente tecnologia saranno maggiori. Pare più veloci, quindi tutti più connessi. 
Eppure si parla di cospirazione un po' come per la scoperta del punto G e anche in questo molti uomini dissero che era macchinazione femminile per sminuire le loro prestazioni, che il punto G non esiste, che è pura invenzione.
Eppure tutti lo cercano, come il santo Graal.
Sia chiaro anche in questo non sono molto ferrata ma di una cosa sono convinta che nell'amore la velocità non è fondamentale, anzi tutt'altro, ma è importante la connessione e per come la penso io possibilmente fra soli due dispositivi.
Se tutto ciò avviene con un'ottima ricezione allora di punti G se ne possono anche raggiungere cinque o addirittura infiniti.

martedì 7 aprile 2020

SFIDA ACCETTATA



Da qualche settimana vedo che sulle bacheche di Facebook e di Instagram spopolano foto “vintage”; chi pubblica polaroid di quando era neonato, chi di quando era adolescente e chi di quando era giovane e si stava affacciando alla scoperta della vita. 





Ho letto alcune critiche per questa “sfida accettata” che è vero, fa perdere del tempo e può sembrare anche stupida, ma in questo particolare momento la maggior parte di noi è praticamente recluso in casa ed in qualche modo deve pur trascorrere le giornate. Per cui anche io posto questa foto di me in piena fase adolescenziale. Ho fatto mente locale su dove fossi e che anno era. Il luogo erano i giardinetti di Susa, quelli di via Roma per capirci, ed era l'estate del 1996 per cui a settembre avrei compiuto 15 anni. Ho guardato a lungo la foto e lo ammetto che un po' di malinconia mi ha pervaso: ero magra (ho le prove che lo fui), i capelli sulle spalle che già all'epoca faticavo a domare ed un vestitino abbastanza imbarazzante. 
Ma ero felice.
Sono andata in là con la memoria e ho provato a rammentare gli avvenimenti importanti che accaddero in quell'anno, il 1996. Ricordo la nascita di Dolly, la pecorella clonata; ci lascia Ella Fitzgerald, una delle voci più importanti del jazz; nell'agosto viene rapita Angela Celentano, la cui vicenda ancora oggi è avvolta nel mistero; ”La terra dei cachi” si piazza seconda a Sanremo con un grande consenso da parte della critica musicale; ad ottobre esce nelle sale “Trainspotting” diventando un cult-movie nel suo genere; la Germania vince i campionati di calcio europei e partono i giochi olimpici ad Atlanta; i gobbi vincono la Champions League e poi negli anni seguenti ci sono andati vicino vicino come a bocce; Cairo iniziava la sua scalata nell'editoria mentre il Toro retrocedeva in serie B, ed io mai e poi mai avrei pensato che fra i due un giorno potesse esserci un connubio (da leggersi come catastrofe).
Caspita sono passati ben 24 anni!
Quante cose mi sono accadute, quante cose avrei voluto fare, quante cose ho fatto, quante cose non sono andate come avrei voluto, quante cose avrei fatto in modo diverso e chissà se mi avrebbero condotto a quello che sono ora.
Quello di cui sono certa è che non si è mai troppo giovani o troppo vecchi per conoscere la felicità, per questo non è mai troppo tardi “per fare cose”, persino per la juve rivincere la Champions!

domenica 22 marzo 2020

ACCADRÀ






La primavera è iniziata. È la stagione in cui tutto si rinnova, ritorna alla vita, la luce si fa più brillante e l'aria è più dolce.








E noi, in tutto questo, dovremmo restare a casa. C'è chi scalpita perché si sente come in una prigione e chi, al contrario, ci sta bene. Una cosa però ci accomuna tutti ed è la paura; per i nostri cari, per il lavoro, per le spese perché quelle ci sono e ci chiediamo quando tutto questo finirà e se è vero che andrà tutto bene. Personalmente non mi interessa chi è il colpevole, se è un complotto, campionato sì campionato no, se destra o sinistra. Questo lo lascio agli sciacalli mediatici mentre io mi tengo stretto l'ottimismo. Ebbene sì, sono una persona ottimista e pure pigra per cui sono convinta che, sì sarà molto difficile ma ne verremo fuori. Accadrà! Noi donne non avremo più le sembianze di Don Diego de la Vega con le sopracciglia di Andrea Agnelli ma torneremo di nuovo dall'estetista e saremo bellissime. Gli uomini non saranno più i MacGyver della casa, non saranno più costretti ad imbrattare il salotto come se fossero dei Michelangelo e loro la barba, i baffi ed i peli se li potranno tenere e saranno bellissimi. Torneremo a svegliarci alle 6 del mattino, correreremo per prendere il mezzo pubblico che ci porta al lavoro ed anche se odorerá di ascelle muschiate sarà bellissimo. Accadrà, e ci riprenderemo la nostra normalità che non ci sembrerà più così malaccio e ci daremo tutti una seconda primavera che avrà il sapore della possibilità.

giovedì 15 agosto 2019

15 AGOSTO 1969





Brian osserva la coda chilometrica. 





Davanti a sé un'infinità di auto furgoncini moto camper tutti in fila come in una lenta processione. Al volante della sua Lincoln, sospira e con un gesto automatico si accende una "joint", fa un tiro e poi butta fuori il fumo che inonda l'abitacolo della macchina. I capelli tutti arruffati e gli occhi ancora assonnati per aver guidato per tutta la notte. Lo aveva fatto con un senso di angoscia ma al tempo stesso di liberazione, come se stesse fuggendo da qualcosa o da qualcuno e non gli apparteneva più. Susan gli era accanto. Innamorata e incosciente aveva deciso di seguirlo, di scappare con lui perché lui é per lei un "Piece of My Heart".
- Riusciremo mai ad entrare?- disse Susan guardando Brian che aveva lo sguardo fisso davanti a sé come a controllare se quel mare colorato di macchine avanzasse di qualche centimetro.
Poi aspirando del fumo disse : - E che cosa ci importa Susan. Noi siamo qui! La nazione è nel caos, uomini con ideali e con valori vengono assassinati, giovani come me vengono impiegati come soldati in una guerra inutile e trucida. Guardati intorno ed anche se non arriviamo in tempo Noi possiamo fare qualcosa, possiamo provare a cambiare le cose. Noi siamo qui! 
Allora Susan apre di colpo lo sportello della macchina, gli tende la mano ed urla: - Andiamo, corriamo verso la libertà!
Sometime I feel, like I'm almoust gone...

domenica 7 luglio 2019

LA MIA FAVIGNANA

Quando una delle mie migliori amiche mi comunicò che il 28 giugno 2019 si sarebbe sposata, oltre allo shock mischiato alla felicità, pensai che finalmente sarai andata in Sicilia. 
Nel corso dei mesi successivi alla rivelazione, con le "altre" organizzammo partenza e giorni di permanenza. Al momento della prenotazione del volo presa da un impeto del "mentro ci sono" cambiai la data di ritorno e prolungai la vacanza. La scelta cadde su Favignana.
Da sola, una vacanza tutta mia, per me. Da sola, ma in fin dei conti avrei dovuto affrontare anche questa esperienza. 
Quando comunicai alle amiche che avrei allungato e fatto le mie vacanze sull'isola, Silvia con entusiamo mi disse: "Ma con chi vai?"
"Da sola" risposi
"Oddio farai come Julia Roberts in Mangia Prega e Ama!!"
Julia Roberts o no, la mia idea era di scoprire le meraviglie dell'isola, fare come la sirenetta adagiata su uno scoglio e relax assoluto in compagnia di una buona lettura.
Arrivata sull'isola decisi di affittare una bici, ovviamente elettrica, anche perché se a Favignana non hai una bici non sei nessuno. Il primo giorno decisi di andare in esplorazione. Mi persi 189636542976 volte, così dopo essere passata per l'ennesima volta davanti ad una bella casetta con fiori viola corallo ed arancio, sbirciai il cognome sulla maiolica dipinta e la battezzai punto riferimento. Casetta bella fiori maiolica con su scritto Ponzio. Facile da ricordare, mi dissi... Pedalando, 700 metri più avanti scoprii che di belle casette con fiori viola corallo ed arancio ne era piena l'isola e che il cognome Ponzio era gettonato un po' come Pautasso a Torino. 
Arrivata in hotel, la ragazza della receptions rise nel vedermi con i capelli tutti sparacchiati ed in effetti quando mi specchiai capii il motivo: mi ero trasformata nella strega cattiva dell'ovest.
Le vesti di Francy esploratrice non fanno per me.
Nei miei innumerevoli giri in bici scovai una caletta con degli scogli. Faceva al caso mio: piccina, poca gente e acqua limpida. Si vedevano i pescetti e a me quelle craturine acquatiche hanno sempre fatto un po' impressione. Ma la voglia di tuffarmi in quel mare incantevole superò la diffidenza nei pescetti così infilai le scarpette e zompettando sugli scogli trovai un punto dove immergermi.
Splash, proprio come Ariel. Nell'emergere dall'acqua mi accorsi di aver perso una scarpetta, la vidi che andò a fondo sempre più giù e non riuscii più a recuperarla. Panico. Tanto panico. Ed ora come si fa per ritornare a riva? Sentii i pescetti che mi giravano attorno, o forse era solo suggestione, sta di fatto che inizia ad agitarmi nell'acqua e più che una sirena parevo un'orca assassina. Con fatica mi aggrappai allo scoglio e piano piano tornai alla spiaggetta, con una sola scarpa.
Le vesti di sirenetta Francy non fanno per me.
Nei giorni successivi scelsi il relax in una spiaggetta più sabbiosa. Adagiai il importante lato B sul bagnoasciuga, distesa a farmi accarezzare dalle onde e baciata dai raggi del sole mi sentivo proprio bene. Poi d'un tratto delle braccia mi avvolgono il collo. Mi volto di scatto ed eccolo: biondo con gli occhi azzurri che mi guarda e mi chiama: "Mamma". Pensai che si fosse perso, ma dal fondo della spiaggia sentii urlare "Pietro lascia stare la signora" era la sua mamma, alta magra bionda e con gli occhi azzurri. Ancora adesso non mi capacito di come possa avermi scambiato per la sua mamma. Ad ogni modo a Pietro non interessava ritornare sotto l'ombrellone, lui voleva stare con me, e così per tutta la mattina facemmo buche nella sabbia, castelli e formine. Pietro ed io ci divertimmo io ero felice e lui mi sussurava frasi nel suo linguaggio di bimbo di 20 mesi (l'età lo ha detto la sua mamma ed io lascio a voi commutare in anni). 
Dopo pranzo ci perdemmo un attimo di vista, lui a casa ed io sotto l'ombrellone a farmi una pennichella. Svegliata dal mio stesso russare, mi guardai intorno ed all'orizzonte vidi Pietro. Mi stava di sicuro aspettando. Così lo raggiunsi pronta per altre costruzioni sabbiose ma lui mi aveva già sostituito con Clara, una brunetta con occhi vispi e pannolino rosa. Non potevo competere.
Le vesti di Francy cuccatrice non fanno per me. 
Alla luce dei fatti e alla fine di questa mia vacanza da sola posso dire che come Julia Roberts magnato ho magnato, pregato uhuh peccaritá, amato... ho amato. 
Ho amato ogni stradina sterrata in cui mi sono persa, ho amato il vento che mi spettinava i capelli, ho amato il sole che picchiava e che mi ha ustionato i piedi e le gambe, ho amato persino i pescetti che mentre nuotavo mi circondavano. Ma soprattutto ho amato me stessa.
Finalmente!
Ora sto per imbarcarmi sull'aereo che mi riporterà a casa con una consapevolezza in più e la certezza di poter amare in modo completo.
Mi trovi all'aeroporto agli arrivi, io sono pronta! 



sabato 4 maggio 2019

OLTRE LE NUVOLE




04 maggio 1949
04maggio 2019
Solo il fato li vinse






«Ragazzi... ragazzi, è ora! Su su correte!»
I ragazzi erano così presi dal gioco che non si accorsero che si erano fatte quasi le 17. 
Mancava un quarto d'ora alla fine della partita e stavano per battere un calcio d'angolo, ma al richiamo di Pietro si interruppero subito, lasciando rotolare la pesante palla di cuoio verso la linea di fondo.
Pietro disse loro di guardare in basso, indicando dei puntini lontani che erano saliti al colle. 
Laggiù, sotto le nuvole, si vedeva un solo colore. 
Unico.
Fiero.
Granata.
«Vi amano tanto» commentò nel vedere quell'ammasso di gente.
«In questi anni non hanno mai smesso di farlo» disse Bacigalupo cercando di ricordarsi quanti ne fossero trascorsi da che loro capitarano lassù.
«Sono settanta, Valerio!» affermò Pietro
«Settantaaaaa» ripeterono i ragazzi in coro e con tono quasi stupito.
Capitan Valentino era silenzioso, con la fronte leggermente corrucciata e con aria persino pensierosa volgeva fisso lo sguardo laggiù a quella folla che racchiudeva in sé un miscuglio di sentimenti, desideri e valori. 
Ma era lì per una unica ragione: il Grande Torino. 
«Da quando siete quassù, nulla fu più come prima nel cuore di molti» disse Pietro «Ma avete trasmesso e tramandato un qualcosa di inspiegabile»
«Eppure giocavamo solo a calcio» rispose Gabetto.
«E la maggior parte di loro non ci ha mai visto, mai conosciuto» aggiunse Ossola.
«Ragazzi Voi eravate la rinascita dopo lo sgretolamento, eravate la riscossa dopo la sconfitta, eravate gioia dopo la tristezza, eravate sacrificio dopo egoismo. Eravate dei semplici ragazzi ma con la vostra forza di volontà, la dedizione ed anche la golardia avete reso un paese frantumanto in un paese con speranze nel futuro. Eravate degli 
EROI».
«In questi 70 anni di cose ne sono cambiate, forse anche troppe ma laggiù c'è ancora qualcuno che ci crede. E finché ci sarà, allora le speranze non saranno mai vane ed oltrepassare l'ostacolo può essere più facile se si usa il cuore» affermò fiero il Capitano. 
«Ragazzi ci sarete sempre perché voi siete IMMORTALI!» rispose Pietro.
Ma ecco che timido sole fece capolino oltre le nuvole ed illuminó tutto il colle. 
Ore 17:03 Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Giulio Schubert; gli allenatori Egri Erbstein, Leslie Levesley, il massaggiatore Ottavio Cortina con i dirigenti Arnaldo Agnisetta, Andrea Bonaiuti ed Ippolito Civallerigiornalisti; giornalisti sportivi italiani Renato Casalbore (fondatore di Tuttosport), Renato Tosatti (Gazzetta del Popolo) e Luigi Cavallero (La Stampa); i membri dell’equipaggio Pierluigi Meroni, Celeste D’Inca, Celeste Biancardi e Antonio Pangrazi. 
Poi il silenzio.
All'improvviso Mazzola si rimboccó le maniche ed urlò ai suoi compagni: «Ragazzi alla fine della partita manca ancora un quarto d'ora, avanti é il nostro momento!»
I ragazzi si guardarono, sorrisero e correndo seguirono Mazzola che li aspettava già al campo.
«Si Capitano. È il nostro momento!»
Sempre lo sarà, in ogni dove ❤