martedì 5 luglio 2016

IL MOMENTO

Torino pian piano si sta svuotando e se devo essere sincera non mi dispiace neanche un po' perché così posso godermela meglio in tutto il suo splendore. Da qualche settimana è esplosa l'estate e praticamente sono tutti al mare tranne la sottoscritta che rimane in ufficio nella sua aria condizionata. 
L'estate così desiderata ma così malvagia che con la sua sensualità ci travolge tutti in un vortice di meraviglia per poi lasciarci con l'amaro ma volte anche con un amore. 
Quanti flirt sono nati sotto l'ombrellone, quanti baci dati in riva al mare... basta la smetto sto diventando troppo mielosa ma in un momento di pausa dal lavoro vado indietro con i pensieri e cavoli... mi ricordo ancora di lui, la mia prima cotta estiva.
Era estate e quell'anno ai miei genitori toccarono le vacanze a luglio. Avevo 11 anni mentre lui era leggermente più grande, doveva iniziare le superiori quindi era un quasi liceale mentre io ancora alle scuole medie.
Il destino volle che lui, con la sua famiglia aveva l'ombrellone vicino al mio. Fila 5.
Stavo giocando a carte con mia sorella ed a un certo punto incrociai i suoi occhi. Verdi. Capelli castani, riccioli che cadevano sulla fronte, un sorriso da furbetto, muscoletti già abbronzati. La sua espressione da ragazzetto super sfacciato mi fece battere il cuore e mi sconquasso' l'intestino. Sensazione mai provata, del tutto nuova.
Se potessi tornare indietro e parlare alla bimba che ero all'epoca le direi "lascia perdere, è uno scemotto che si pavoneggia. Non ti curar di lui e continua a giocare con tua sorella a briscola".
Invece per sbirciare che combinava lui con suo cugino persi a carte e mi rendo conto solo ora che ci penso che la sua faccia da stronzetto cosmico mi aveva steso come un lenzuolo al sole.
"Mettiti la crema altrimenti domani sarai rossa" così attaccò bottone il furbetto, ed io da bambina vissuta con sangue terrone che mi scorre nelle vene gli risposi "Ma non patisco, io ed il sole siamo una unica cosa". Il giorno dopo quando arrivai in spiaggia lui era già sotto l'ombrellone. Bello. Rise ma rise di gusto a guardarmi e disse "Te lo avevo detto". Ero fucsia come un evidenziatore.
Ovviamente restai tutto il santo giorno all'ombra senza espormi al sole e lui mi fece compagnia. Giocammo a carte e poi lui mi raccontò della sua vita e quello che gli piaceva fare con i suoi amici a Napoli mentre io gli raccontavo di me che abitavo a Susa. Io ero folgorata da questo ragazzo più grande e non potevo credere che lui mi avesse notata, che stesse passando i giorni delle sue vacanze con me ma cosa ancora più importante ed eclatante che mi inserì nella sua comitiva estiva. Mi disse che "con gli altri ci conosciamo da sempre, veniamo sempre qui in villeggiatura". 
Ed ecco che all'età di 11 iniziarono le paranoie tipiche femminili quelle che nel tempo non spariscono ma aumentano a dismisura. Il mio cervello cotto dal sole e non solo inizio' a pensare che se non fossi stata importante per lui non mi avrebbe mai presentato i suoi amici e nella mia testa si insinuò la certezza che anche lui era innamorato di me.
Nel gruppo c'era suo cugino che era mio coetaneo, altri 3 ragazzi di 13 anni e lei che ne aveva 15... La mia ingenutà e la convinzione che lui fosse preso quanto me, non mi fece comprendere che quella era la rivale da sconfiggere.
Ma l'illusione aveva preso il sopravvento.
Passai le ultime due settimane delle mie vancaze in sua compagnia e pure di questa nuova comitiva a giocare, farci gavettoni, ridere, scorrazzare sul bagnoasciuga, rubare il pattino, farci sgridare dai genitori. Il tutto sempre con lui che mi sorrideva ed io che mi sentivo così felice, senza pensieri.
Ero proprio cotta a puntino.
Arrivo' l'ultimo giorno. Il momento dei saluti. Mi ricordo che avrei voluto fermare il tempo e anche le lacrime che mi sgorgavano a cascata mentre lo stavo salutando. Lui mi asciugò una lacrima e mi diede un foglietto dove aveva sopra c'era scritto il suo indirizzo ed il suo numero di casa. Mi illuminai, sorrisi ed il mio cuore si spalanco' facendo entrare i suoi occhi. Verdi.
Quando arrivai a casa, a Susa, la prima cosa che feci fu prendere il telefono, iniziai a comporre il suo numero zero otto uno... Volevo dirgli che ero arrivata e che mi mancava già. Squillava squillava squillava. Una voce di donna rispose ed io un po' imbarazzata dissi "Buongiorno c'è Giovanni?" e sua madre "No, non è in casa. Sei Valeria?"
Silenzio... Buttai giù la cornetta senza dire nulla e nella mia testa rimbombava Valeria? Valeria? Valeria?
Era lei, la rivale di cui non mi ero curata più di tanto. 
Piansi.
Di Valerie e soprattutto di Giovanni nella mia vita ce ne sono stati e sono sicura che ce ne saranno ancora ma sapete che vi dico? Quell'estate me la ricordo ancora con il sorriso e non dimenticherò mai tutte quelle emozioni, tutti quei sorrisi spontanei, tutte quelle speranze riposte, tutte quelle sensazioni inaspettate. 
Di estati autunni inverni e primavere ne sono passate ed ora so cosa è importante, nonostante tutto. L'importante è il momento! 



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