giovedì 13 luglio 2017

CADUTE DI STILE

L'altro giorno sono caduta. Ho fatto tutto da sola e sono rotolata per terra like a rolling stone.
Uscita soddisfatta dal lavoro per non aver mandato in rovina il negozio della mia titolare che me lo aveva affidato per la mattinata intera, mi avvio al parcheggio.
Nel frattempo inizia a piovere così prendo il micro ombrellino fucsia che avevo nella borsa e che oramai porto sempre con me per via del tempo che ci sorprende sempre con uragani imprevedibili.
Lo stavo aprendo quando una macchina mi si avvicina. Era una cliente che mi chiedeva nel pomeriggio a che ora apriva il negozio e se potevo metterle da parte dei documenti fiscali. Le risposi che non c'era problema e che le avrei preparato il tutto così poteva passare a ritirare quando voleva.
La pioggia stava cadendo incessante e mentre mi sbracciavo per salutare la cliente, che in realtà è pure un'amica, notai una specie di avvallamento tra la strada ed il marciapiede. Un ostacolo decisamente ostico da superare ma la sottoscritta, memore di passate cadute, fa una specie di guizzo per evitarlo ma nell'appoggiare il piede destro slitto come un pattino sul pavimento dopo che si è passata la cera, perdo l'equilibrio e casco distesa sull'asfalto bagnato. L'ombrellino fucsia stretto nella mano è rimasto intatto alla caduta mentre la mia gamba sinistra ha assaporato la strada
Immaginate la scena:
  1. saluto la cliente/amica
  2. evito l'avvallamento
  3. scivolo e mi ritrovo rovinosamente per terra
  4. con in mano il mio ombrellino fucsia
  5. gamba sinistra tutta scorticata
A questo punto, come succede in quelle commedie romantiche americane, sarebbe dovuto correre in mio soccorso Patrick Dempsey o il figo di turno che con la cassettina di pronto intervento mi avrebbe curato la gamba soffiando in modo sexy sopra la ferita, poi invitata a pranzo e si sarebbe innamorato pazzamente di me.
Ovviamente nulla di tutto ciò.
Mi sono rialzata da sola ed ho subito controllato che nessuno abbia visto la mia debacle poi ho guardato la gamba che all'apparenza sembrava avesse solo qualche graffio e levo delle pietroline rimaste attaccate e mi dirigo all'auto.
Mentre ritornavo a casa ferma al semaforo sento pulsare tutta la parte graffiata e butto un occhio: il ginocchio viola, rigoli di sangue ed un bruciore lungo tutta la gamba. Ho iniziato ad immaginare l'uomo barbuto di "siamo fatti così" che dava ordini alle piastrine per adoperarsi in modo celere a bloccare il sangue. Mentre le piastrine stavano facendo il loro lavoro, io ho iniziato a ripercorre mentalmente tutta la situazione inserendo i vari se ed i ma.
Se avessi indossato dei pantaloni lunghi anziché corti, cosa che non faccio mai tra l'altro, nella caduta il tessuto avrebbe attutito l'urto ed io non mi facevo uno scrub naturale alla gamba; inoltre se non fossi pigra come un bradipo non sarei andata in macchina al lavoro ma bensì a piedi così di conseguenza non avrei fatto quella strada per andare al parcheggio e sono sarei caduta.... forse!
Poi mi viene in mente il famoso aforisma "Non è forte colui che non cade mai, ma colui che cadendo si rialza" ecco caro Goethe io ti ho preso alla lettera e chissà che un giorno non scriverò "I dolori della non più tanto giovane Francesca"




Nessun commento:

Posta un commento