L'altro giorno sono
caduta. Ho fatto tutto da sola e sono rotolata per terra like a
rolling stone.
Uscita soddisfatta dal
lavoro per non aver mandato in rovina il negozio della mia titolare
che me lo aveva affidato per la mattinata intera, mi avvio al
parcheggio.
Nel frattempo inizia a
piovere così prendo il micro ombrellino fucsia che avevo nella borsa
e che oramai porto sempre con me per via del tempo che ci sorprende
sempre con uragani imprevedibili.
Lo stavo aprendo quando
una macchina mi si avvicina. Era una cliente che mi chiedeva nel
pomeriggio a che ora apriva il negozio e se potevo metterle da parte
dei documenti fiscali. Le risposi che non c'era problema e che le
avrei preparato il tutto così poteva passare a ritirare quando
voleva.
La pioggia stava cadendo
incessante e mentre mi sbracciavo per salutare la cliente, che in
realtà è pure un'amica, notai una specie di avvallamento tra la
strada ed il marciapiede. Un ostacolo decisamente ostico da superare
ma la sottoscritta, memore di passate cadute, fa una specie di guizzo
per evitarlo ma nell'appoggiare il piede destro slitto come un pattino
sul pavimento dopo che si è passata la cera, perdo l'equilibrio e
casco distesa sull'asfalto bagnato. L'ombrellino fucsia stretto nella
mano è rimasto intatto alla caduta mentre la mia gamba sinistra ha
assaporato la strada
Immaginate la scena:
- saluto la cliente/amica
- evito l'avvallamento
- scivolo e mi ritrovo rovinosamente per terra
- con in mano il mio ombrellino fucsia
- gamba sinistra tutta scorticata
A questo punto, come
succede in quelle commedie romantiche americane, sarebbe dovuto
correre in mio soccorso Patrick Dempsey o il figo di turno che con la
cassettina di pronto intervento mi avrebbe curato la gamba soffiando
in modo sexy sopra la ferita, poi invitata a pranzo e si sarebbe
innamorato pazzamente di me.
Ovviamente nulla di tutto
ciò.
Mi sono rialzata da sola
ed ho subito controllato che nessuno abbia visto la mia debacle poi
ho guardato la gamba che all'apparenza sembrava avesse solo qualche
graffio e levo delle pietroline rimaste attaccate e mi dirigo
all'auto.
Mentre ritornavo a casa
ferma al semaforo sento pulsare tutta la parte graffiata e butto un
occhio: il ginocchio viola, rigoli di sangue ed un bruciore lungo
tutta la gamba. Ho iniziato ad immaginare l'uomo barbuto di "siamo
fatti così" che dava ordini alle piastrine per adoperarsi in
modo celere a bloccare il sangue. Mentre le piastrine stavano facendo
il loro lavoro, io ho iniziato a ripercorre mentalmente tutta la
situazione inserendo i vari se ed i ma.
Se avessi indossato dei
pantaloni lunghi anziché corti, cosa che non faccio mai tra l'altro,
nella caduta il tessuto avrebbe attutito l'urto ed io non mi facevo
uno scrub naturale alla gamba; inoltre se non fossi pigra come un
bradipo non sarei andata in macchina al lavoro ma bensì a piedi così
di conseguenza non avrei fatto quella strada per andare al parcheggio
e sono sarei caduta.... forse!
Poi mi viene in mente il
famoso aforisma "Non è forte colui che non cade mai, ma colui
che cadendo si rialza" ecco caro Goethe io ti ho preso alla
lettera e chissà che un giorno non scriverò "I dolori della
non più tanto giovane Francesca"
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