Essere disoccupato è un
po' come quelle persone che d'inverno di prima mattina hanno le
ascelle marce e nonostante il giaccone riesci a percepire odori
molesti ed inodorabili.
Insomma essere
disoccupati fa schifo ma schifo schifo.
Le prime due settimane le
prendi come il riposo che aspettavi, una specie di vacanza meritata
ma senza prenotare un viaggio per andare via e spiaggiarsi in qualche
isola caraibica. Esci la sera e fai tardi come se fosse sempre sabato
anche se il giorno dopo è mercoledì. Quindi la mattina dormi fino
alle 10 restando avvolta nel piumone ancora quei famosi 5 minuti, fai
colazione tardi e poi ciondoli tutto il giorno tra il letto ed il
divano nel tuo pigiama con i gatti che si sposa perfettamente con il
tuo status di single perché gattara no ma pigiama coi gatti si.
Poi arriva la terza
settimana e decidi di dedicarti alla visione dei programmi
pomeridiani che le TV ti propinano. Dalla mattina alla sera si parla
di cibo, di cose che accadano dentro un armadio, di gente che ammazza
gente e viene intervista da Barbara D'Urso, ragazzi che cantano e
ballano, Champions ed Europa League ma tanto tu tifi Toro. Perfino la
pubblicità del mulino bianco non è più la stessa senza Banderas e
la gallina, ora con questi due personaggi nuovi è una tale noia: lei
infarina e fa biscotti invece lui che... ma esattamente Pasotti cosa
fa? Io non l'ho mica capito e a dirla tutta spero che fra questi
due succeda qualcosa di innovativo arrivi il coupe de teatre, tipo
che lui di nascosto nella farina ci metta l'olio di palma ed arrivano
i Nas a fare un controllo scoprendo così l'ingrediente dannoso,
arrestando così Pasotti.
Tedio tedio tedio.
Allora ti colleghi su
Facebook e scorri la tua bacheca fino al 2008 pensando "oh santo
cielo" ma constati che sei coerente con il tuo essere sempre la
solita cazzara di quasi 10 anni fa. Sbirci le foto di altri e leggi
le cose che postano, insomma ti alleni allo stalkeraggio becero.
Ecco che il social ti
propone quesi test dall'alto spessore culturale e tu presa dalla
frenesia inizi a farli a raffica: «Quale colore ti rappresenta»,
«Che nome avrà il tuo futuro amore», «Cosa ti porterà il 2018»,
«Quale sarà la tua migliore amica per sempre», «Dove incontrerai
la tua anima gemella» e dalla risposta "in palestra" mi
viene un forte dubbio che questi test non siano tanto attendibili.
Diciamo che oramai hai le
ovaie grosse come il parco Serengeti, che ti sei riposata a
sufficienza e vorresti togliere il pigiama e mettere i pantaloni
nuovi, quelli che non ti fanno il culo troppo grosso e la camicetta
azzurra che ti sei comprata l'anno scorso e non hai mai indossato.
Ma per andare dove?
Da nessuna parte perché
tu non hai un lavoro e cosa ancora più deprimente, nonostante i 3000
cv inviati nessuno ti chiama. E sì perché passi le giornate a
spedire curriculum a tutti. Dal supermercato alle ferrovie dello
stato private e quelle dello spazio, dal negozio di abbigliamento al
sexy shop.
Lo mandi anche Paolo
Brosio con la speranza che nel suo prossimo viaggio a Medjugorje
chieda una raccomandazione a chi di dovere e che avvenga il miracolo
dell'assunzione chissà magari nel nel negozio di articoli zozzi dove
potresti fare una cazzo di carriera!