«Papà me la racconti ancora quella storia degli Invincibili del calcio»
«Ancora?
Ma la sai a memoria.»
«Dai
papà!!! Lo sai che quando piove non riesco a dormire.»
«Va
bene. Però mettiti sotto le coperte.
Era
il 04 maggio 1949 quando tutto ebbe inizio.
In
molti accorsero al colle dopo aver sentito quel frastuono provenire
dal cielo. Lo fecero sotto una fitta pioggia e sfidando la nebbia
perché quel rombo non poteva essere di certo un tuono. La Basilica è
avvolta in nuvole nere che sembrano cancellare ogni cosa, erano
nuvole cariche di dolore.
Quel
giorno di pioggia sembrò portarci via con sé la speranza...»
«Non
è vero, papà, perché altrimenti io non potrei tifare Toro...»
«Ssshhh...
fammi continuare. Eravamo rimasti alla speranza.»
«Si!»
«Sembrò,
appunto. Quel giorno di pioggia il fato vinse una delle partite più
importanti, lo fece in modo crudele e tragico. Ma consegnò alla
storia la squadra di calcio più forte di tutte, del mondo, di tutti
i tempi.
Il
Grande Torino smise di essere realtà e si trasformò in leggenda.
Tutta
la città e tutta l'Italia piange anche di rabbia per quel crudele
destino, non fu facile per nessuno accettare che quei ragazzi non li
avremmo più visti giocare e non ci avrebbero più fatto esultare
per le loro prodezze.
Ma
il Torino non era solo un bel calcio ma quella squadra era diventata
un simbolo, aveva ridato vita ad una nazione martoriata dalla guerra,
aveva dato la voglia di riscatto ed orgoglio a tutti gli italiani,
aveva fatto sognare giovani e dato la speranza di poter riuscire a
realizzarli senza arrendersi.
Ecco
proprio come Capitan Mazzola che quando il gioco sembrava non essere
favorevole, si fermava, tirava su la maniche della maglia Granata e
non si arrendeva. Così facendo vinceva, sempre.
Erano
invincibili:
Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin,
Emile Bongiorni,
Eusebio Castigliano, Rubens Fadini,
Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava,
Giuseppe Grezar,
Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo
Martelli,
Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto,
Franco Ossola,
Mario Rigamonti, Giulio Schubert.
Quel
giorno di pioggia sembrò portarci via con sé la speranza invece ora
più che mai, anche se i tempi sono cambiati, è sempre viva perché se usiamo il cuore in quello che facciamo nessun muro può permettere
a i nostri sogni di infrangersi»